Prefazioni di Gianfelice Facchetti e di Filippo Galli, copertina di Giovanni Cerri
Il derby è la partita che divide la città, la fa discutere, soffrire.
Non si gioca solo in campo, ma anche nei bar, negli uffici, nelle scuole o in famiglia, con le divisioni tra mariti e mogli, padri e figli.
Dura settimane, mesi o addirittura una vita, quando è impossibile da dimenticare per il numero di gol segnati, la rimonta improvvisa o lo scudetto che ha deciso.
Perché, se l’era è ormai dettata dagli onnivori diritti televisivi e dai like sui social, le rivalità sportive hanno sempre un cuore antico.
E la stracittadina milanese è una storia infinita, che non stanca mai di stupire.
Tanto più che, tra tutti i derby italiani, quello di Milano è il più giocato, il più prestigioso. E in Europa è il più titolato per Coppe dei Campioni/Champions League vinte.
Gli autori, attraverso cento sfide, ne ripercorrono le vicende a partire dalla prima, disputata a Chiasso nel 1908. Fanno rivivere personaggi conosciuti e dimenticati, antiche e nuove polemiche, partite celebri o minori.
Nelle pagine appaiono nomi noti a tutti come Meazza, Lorenzi e Nordahl, Rivera e Mazzola, Lodetti e Suárez (ai quali il libro è dedicato), i fratelli Baresi, Beccalossi e Hateley, Ronaldo e Shevchenko, Zanetti e Maldini, fino a giungere a Ibrahimović e Lukaku, Giroud e Martinez.
Ma fanno anche capolino – per la gioia degli appassionati e dei curiosi – i fratelli Cevenini, Nyers, Schnellinger, Berti, Maldera, Bergomi, Calloni e Minaudo, Mexès e Palacio, che un segno nei derby lo hanno comunque lasciato. Così come Virgilio Fossati, deceduto durante il primo conflitto mondiale, o l’allenatore Árpád Weisz, che non è più tornato da Auschwitz.
Nei suoi 115 anni di vita, infatti, la stracittadina ha attraversato momenti fondamentali nella storia d’Italia e di Milano che gli autori, nei nove capitoli, alternano spesso con giocatori e gol. Perché una partita di calcio è un fenomeno popolare, destinato a intrecciarsi con gli avvenimenti che lo circondano.